Il dottor Sax, commenti provenienti da un gruppo di lettura.
Prima sessione: Fantasmi della notte di Pawtucketville.Il linguaggio molto particolare di Kerouac scardina alla radice la normali prassi con cui si racconta. Perché Kerouac deve usare questo linguaggio?
Credo che il fattore più importante sia il punto di vista con cui racconta, e cioè, gli eventi autobiografici non sono visti con gli occhi dell’adulto che ricorda (che, per quanto veritieri, contengono una sovrastruttura che un bambino non può ancora avere), ma invece con quelli del bambino che sta vedendo e sentendo.
E’ questo il potente motore di diversità che fa di questo libro un libro sconvolgente, tanto di più se lo collochiamo nel periodo in cui fu scritto e pubblicato.
E’ una cosa difficilissima da fare di per se stessa, quella del ricordare, ma ancora più difficile da ricercare e ottenere se il contesto vuole essere quello narrativo. Perché, per poterlo fare, occorre ricordare come si pensava, e non come si pensa.
E mi pare che Kerouac ci stia riuscendo alla grande. Non c‘è un solo attimo di cedimento man mano che le pagine si svolgono sotto i nostri occhi, non c‘è un solo attimo in cui l’adulto affiora per smussare la visione del bambino. Addirittura riesce a ricordare eventi di quando ancora non aveva sviluppato capacità orali.
Ma, allo stesso tempo, dal racconto del bambino si intuiscono, invece, i nessi logici e le motivazioni razionali e le spiegazioni “serie” che un adulto darebbe allo svolgimento degli eventi.
A una grande capacità poetica evocativa si sostituiscono, prima ancora che ce ne si renda conto, immagini di grande crudezza; incanto e disincanto vanno in giostra; magia e terrore si danno la mano; una tristezza leggera e nascosta lascia il posto a una risata solare e assoluta (sono caduta dalla sedia quando arriva a raccontare del prete LaPoule DuPuis, il giorno dopo la sbronza, mentre dice messa “risate ululanti”; e quando racconta dello scherzo del penitente che non si voleva assolvere? “la religion – mai c’est d’la m….!” Tale storiella era di quelle che facevano prorompere la grossa allegra Adelaide madre di Joe in un tale urlo che la si poteva sentire fin giù ai sassi del fiume (…)
C’è dentro tutto quello che fa la vita di un essere umano.
E c’è dentro anche il sogno. I sogni. Che diventano parte integrante della vita.
Il dottor Sax riuscirà a sconfiggere il Grande Serpente del Mondo?
Seconda sessione: Un mesto cinelibro; Altri fantasmi. Un cinelibro è un libro che illustra per immagini le varie sequenze di un'azione cinematografica.
In bibliografia è famoso il manuale di Enrico Costa:
Il Cinelibro (passo ridotto). Guida per cineasti dilettanti e professionisti sulla ripresa e proiezione ottica e sonora. (Hoepli, 1958, III ed.)

Un esempio di cinelibro è Glucker August:
Nuoto e tuffi. Cinelibro. Una scuola vivente e razionale (Federazione Italiana Nuoto, Sperling & Kupfer editori, 1942), cioè un manuale in cui si insegna a nuotare attraverso delle immagini in sequenza. Tra l'altro, credo sia il primo esempio di cinelibro che appare in Italia.

Avere intitolato questo secondo capitolo alludendo chiaramente al cinelibro, mostra l'evidente volontà di Kerouac di procedere nella narrazione per immagini susseguenti le quali, tutte insieme, creano l'azione globale.
Qui l'azione è nella casa di Sarah Avenue, e praticamente quasi in un unico luogo, la cameretta di Kerouac bambino: sorprendente l'analisi visiva dei giochi, della musica, del panorama fuori dalla finestra; e poi la cucina di sua madre.
Parla anche di suo padre. A me sembra che il rapporto con i genitori non sia tanto male. C'è una sorta di acriticità nei loro confronti: si limita a raccontarli e, tenendo conto che l'implicazione affettiva di solito limita la facilità a raccontare in termini oggettivi un qualcuno che ci coinvolge emotivamente, mi sembra che lui ci riesca particolarmente bene.
Altri fantasmi.
"(...) assolutamente infotografabile è il fatto che sto seduto in camera mia col vestito buono della domenica appena tornato a casa da una gita in macchina a ..(...)"
Questo periodo mi ha fatto sorridere. Lui non si sta riconoscendo in quello che è in quel momento ma anche qui lo fa senza coinvolgimento emotivo, non c'è risentimento in ciò che le convenzioni dettavano. La sua penna si limita a registrare (per immagini, naturalmente: infotografabile).
Quattro luglio a Lowell 1936: c'è veramente un pezzo di America qui dentro, di quei tempi e di come la gente pensava e si relazionava.
Terza sessione. Capitolo quarto: La notte che morì l'uomo con l'anguria.Questo credo sia il capitolo più narrativo, "normale" in senso classico, finora incontrato. L'inserto con lo scritto del dottor Sax ne è l'esempio più lampante.
E con l'inserto e altre notizie qua e là sta prendendo vita sempre più chiaramente questa strana figura che popola il passato di Kerouac: una figura che non si sa se sia una minaccia o la divina provvidenza. Dal racconto dei fatti avvenuti nella nella villa sembrerebbe sia un po' un fustigatore dell'ovvietà, dell'inutilità, della forma senza sostanza, dell'atteggiamento a discapito della verità, insomma di tutto quel ciarpame che si stratifica a velare la realtà delle cose e renderle fumose.
Un altro aspetto che già era apparso nei capitoli precedenti ma qui viene svelato chiaramente è l'origine di questa terra e di questa gente che narra Kerouac, e che le pervade indissolubilmente, affiancando passato e presente, e attraverso i cui caratteri ereditari di melting pot si svolge il filo continuo di ciò che si è in virtù di ciò che è stato: mi riferisco al Serpente che parrebbe simboleggiare il retaggio nativo della sua terra (gli Aztechi, e quindi la civiltà precolombiana) ma anche i pellerossa del Nord America cui fa riferimento in parecchi punti della narrazione; e poi l'Africa, naturalmente, portata a forza e trapiantata col sangue, come col sangue è stata sradicata l'altra.
Non a caso lo zio Mike insisteva sulle origini familiari assolutamente francesi e mantenute francesi per generazioni, sapendo benissimo che dove si prende, alla fine si è presi (Graecia capta ferum victorem cepit).
E infatti l'uomo bianco statunitense è indissolubilmente preso dalle altre due facce dell'America che non sono quelle bianche, che gli piaccia o no. Che risorgono con le ombre brune, gli incubi, il sangue.
C'è un altro scrittore che ha saputo spiegare benissimo i meccanismi di quest'anima spezzata in tre dell'uomo bianco americano: Robert M. Pirsig, bianco.
E c'è un altro libro che spiega benissimo perché quest'anima sia spezzata: L’anima dell’Indiano, di Charles A. (Ohiyesa) Eastman, Sioux.
Ancora molti e sempre più espliciti riferimenti all'educazione cattolica che pervade la cultura locale.
Il sesso, la morte.
Il capitolo che ho forse preferito finora.
Quarta sessione: L'inondazione.Questo capitolo mi ha, forse, entusiasmato un po’ meno del precedente.
I diversi stati emotivi che si susseguono in virtù della potenza distruttiva della natura sono, però, veramente ben descritti.
Come è solito, l’iniziale visione dei ragazzi è eccitazione e divertimento, un nuovo gioco a cui giocare e che non viene percepito come pericolo. Nemmeno l’episodio della zattera/nave riesce a scalfire la sicurezza con cui gli eventi procurano il senso avventuroso.
Solo dall’alto del ponte, a un certo punto, Kerouac comincia a rendersi conto e a sentire paura.
C’è poi l’innesto sorprendente e a ciel sereno delle due liriche.
E questa rosa che vaga e che, per qualche motivo, non riesco a non collegare con il dottor Sax. Mi chiedo se il giovane che butta la rosa in acqua perché ha perso la piccola Gretchen (cioè ogni speranza, perché questa piccola Gretchen non è punto fiabesca e butta via il “grande” per il piccolo, l’insignificante) non sia lo stesso dottor Sax quando era giovane. E’ qui che sta l’arcano della frattura tra il dottor Sax e il mondo intorno?
E comunque, nella “realtà”, il dottor Sax sembra sempre più configurarsi come una personalità complessa e veramente esistita, che nasconde la sua identità dietro il ruolo di stregone (un curandero?). Kerouac non dice mai (o non l’ha ancora detto) quale sia l’etnia a cui lui appartenga.
In tutto questo immane disastro che coinvolge e stravolge un’intera popolazione, - e che Kerouac sente più volte con il senso storico di un documentario del 1930, - spicca l’immagine finale di qualche stupido giocatore di golf che si lamenta dell’allagamento delle buche. "Furono contrariati" dice Kerouac

Non una nota moralistica al riguardo, e per questo ancora più cruda e totale la descrizione di una certa tipologia di umanità (inutile? a voler essere molto poco compassionevoli) che non conosce i termini basilari della solidarietà.
Ultima sessione: Il castello.Spiacente, ma non sei autorizzato a visualizzare il contenuto degli spoiler
Nota: questo mio testo era stato pubblicato in altro loco ma sono stati effettuati modifiche e tagli.
Il testo originale e integrale è riportato solamente nel presente topic.